Il Motto

Il Motto dei Carabinieri – NEI SECOLI FEDELE

Il motto fu creato nel 1914, in occasione del primo Centenario dell’Arma dei Carabinieri, dal capitano Cenisio Fusi per la medaglia commemorativa dell’evento e divenuto contrassegno antonomastico dell’Istituzione (v. Fusi). Venne concesso quale motto araldico da Vittorio Emanuele III all’Arma dei Carabinieri il 10 novembre 1933, in applicazione della legge 24 marzo 1932 n. 293 relativa ai motti araldici per l’Esercito.

Per molti anni, almeno fino al secondo dopoguerra, alla figura del Carabiniere veniva associato anche un altro motto, non ufficiale, di estrazione antologica:

USI OBBEDIR TACENDO E TACENDO MORIR

Questa frase era stata stralciata dal poema La Rassegna di Novara scritta da Costantino Nigra, uomo politico, letterato, poeta (nato a Villa Castelnuovo (Torino) l’11 giugno 1828 – morto a Rapallo il 1 luglio 1907). Nella citata La Rassegna di Novaral’autore immagina che Carlo Alberto passi in rassegna il grande esercito dei Caduti nelle patrie battaglie. Primi sono i Carabinieri. Di seguito i versi famosi.

Calma, severa, tacita, compatta,
Ferma in arcione, gravemente incede
la prima squadra, e dietro al Re s’accampa
In chiuse file. Pendono alle selle,
Lungo le staffe nitide, le canne
Delle temute carabine. Al lume
Delle stelle lampeggian le sguainate
Sciabole. Brillan di sanguigne tinte
I purpurei pennacchi, erti ed immoti
Come bosco di pioppo irrigidito.
Del Re custodi e della legge, schiavi
Sol del dover, usi obbedir tacendo
E tacendo morir, terror de’ rei,
Modesti ignoti eroi, vittime oscure
E grandi, anime salde in salde membra,
Mostran nei volti austeri, nei securi
Occhi, nei larghi lacerati petti,
Fiera, indomata la virtù latina.
Risonate, tamburi; salutate,
Aste e vessilli. Onore, onore ai prodi
Carabinieri!.